La intent research, ricerca delle intenzioni, fa rima con una delle tendenze più importanti: la SEO semantica. E il miglioramento della comprensione dei significati che si celano dietro i termini per capire le necessità del pubblico e fare meno affidamento sulle parole chiave.
Attenzione, non sto dicendo che si riuscirà a eguagliare la capacità umana di comprendere doppi sensi e metafore. Ma i vari Fred e Bert Update vanno verso questa direzione: riuscire a capire cosa vogliono le persone. Ed ecco che l’intento di ricerca richiede massima attenzione.
Cos’è l’intent research: definizione
Una risorsa investigativa che l’esperto fa prima dell’ottimizzazione SEO on-page. Quest’attività non si basa sulle parole chiave inserite nella query, che vengono restituite dai vari tool come Semrush o Seozoom, ma sugli intenti di ricerca.
Ovvero su cosa vogliono le persone veramente su Google quando espongono una query.
Questa è una definizione, dal mio punto di vista, efficace di intent research. Per capire al meglio questa dinamica basta andare sulla pagina principale di Google ed esporre una qualsiasi richiesta: troverai immagini, video, risultati differenti che tengono presente esattamente questo. Vale a dire cosa desiderano e cercano i tuoi utenti.
L’obiettivo finale – la mission, se vogliamo – di Mountain View è proprio questo: dare alle persone che effettuano una richiesta il miglior risultato possibile. Per farlo deve capire qual è l’intent research e lo devi fare anche tu se vuoi posizionare meglio il tuo brand.
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Perché lavoriamo in questa direzione
In primo luogo perché questo è il miglior modo per dare alle persone dei contenuti di qualità. Soprattutto con l’arrivo di Google Bert abbiamo assistito a un lavoro di rimodulazione del motore di ricerca. Prima c’erano dei grandi aggiornamenti di algoritmo e delle rivoluzioni copernicane – tipo Penguin, Panda e altro ancora – che davano indicazioni chiare ai SEO: “Penalizziamo i siti con un profilo link innaturale, lavorate in questa direzione”.
Oggi, invece, nella maggior parte dei casi gli aggiornamenti sono molto frequenti e senza soluzione: l’unica indicazione, ripetuta come un disco rotto, è quella di scrivere contenuti per le persone. E qual è il modo migliore per affrontare questo punto? Cercando di capire cosa vogliono veramente i tuoi utenti e non solo inserendo le parole che digitano nel testo.
Intent research o keyword research?
Per rispondere a quest’interrogativo credo che sia utile dare uno sguardo a questo video in cui John Mueller risponde alla domanda: ci sarà ancora spazio per la classica keyword research? La risposta è chiara e si trova al minuto 51 del filmato. Qual è la sintesi da portare a casa?
Ci sarà sempre spazio per la ricerca delle parole chiave. Anche se i motori cercano di andare oltre il senso stretto dei termini, usare keyword specifiche può rendere più facile, per gli utenti, capire di cosa trattano le tue pagine. E tutto questo può guidare la conversione.
Quindi dobbiamo rivedere il nostro modo di operare? Di sicuro chi ha sempre puntato sulla qualità dei contenuti non deve temere. Non possiamo dire che è inutile lavorare sulle classiche procedure e i vari tool per fare keyword research, ma bisogna andare oltre.
Esempi concreti di intent research
Come lavorare in questa direzione? Quali sono le soluzioni per ottenere informazioni utili al tuo scopo? La base di partenza è chiara, devi partire sempre da una keyword research perché in questo modo puoi avere la tua base di partenza. Ma è chiaro che non basta.
Una buona attività da fare è interrogare Google. Proprio il motore di ricerca, infatti, può dare un riferimento chiaro per capire qual è il search intent. Ti faccio un esempio di query informativa.
Come puoi vedere, Google conosce le esigenze di chi fa una ricerca del genere (dimensioni foglio A4) e anticipa la risposta. Ma suggerisce delle immagini per spiegare queste misure.
Cosa significa tutto questo? Semplice, le persone hanno bisogno di una risposta rapida, un numero, poi degli approfondimenti legati ai dettagli. Magari spiegati con un visual perché è più semplice. E il tuo compito è questo, creare un’esperienza in grado di spiegare meglio tutto ciò. Chi invece cerca i migliori autori di libri gialli?
I risultati ti suggeriscono il search intent: c’è bisogno di una lista. Io lavorerei in questo modo: una pagina-archivio con nomi collegati a un box per approfondire e rimandare ad approfondimenti con liste di libri e biografia. Insomma, questo è il lavoro che porto avanti anche per i miei progetti personali quando devo lavorare sulla intent research.
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Qual è la tua opinione sul tema?
Inutile ruotare ancora intorno al classico lavoro che ti consente di scegliere e studiare le parole chiave. Ben inteso, la keyword research è sempre utile ma deve essere affrontata da una prospettiva differente. Quella che ti consente di andare oltre la semplice idea compilativa:
Non basta mettere un termine nel tag title o nel primo paragrafo dell’articolo che vuoi posizionare in prima pagina per avere buoni risultati. Devi studiare cosa vogliono le persone e creare contenuti adeguati, questo è il futuro della SEO per me. La tua opinione sull’argomento?